La normativa vigente impone numerosi obblighi ai professionisti della finanza. Quali strumenti adottare per esercitare correttamente la consulenza?
Con l’entrata in vigore di MiFID2 si è aperta la strada alla consulenza FinTech: l’entità dei nuovi precetti normativi a carico dei consulenti è ora tale da rendere necessario avvalersi di strumenti sofisticati per farvi fronte.
La direttiva ha normato molteplici aspetti che hanno sempre caratterizzato il servizio di consulenza, ma ha cercato di introdurre nuovi presidi a tutela degli investitori:
- Per quanto riguarda l’adeguatezza, è ora richiesto di adottare una metodologia multivariata che non produca come output unicamente un profilo di rischio, ma che contempli anche altri parametri, come gli obiettivi di investimento, l’orizzonte temporale, il livello di conoscenza ed esperienza e, soprattutto, che possa indagare in modo autonomo la propensione al rischio e la capacità di sostenere eventuali perdite;
- La trasparenza: nell’esercizio della consulenza è obbligatorio esplicitare i costi e presentare regolarmente della reportistica di portafoglio capace di riportarli;
- Nel picking occorre argomentare le scelte sui titoli selezionati e le operazioni raccomandate.
La realizzazione nel concreto di queste attività presenta non poche criticità:
- Verificare che un’operazione sia realmente adeguata per uno specifico profilo – multivariato – di cliente non è immediato perché, se da un lato un consulente finanziario esperto non ha difficoltà comprendere un investitore, dall’altro le variabili da considerare sui prodotti sono numerose e ancor più multiformi se indagate nella loro interazione con il portafoglio complessivo.
- Questionari di profilazione compilati, verifiche di adeguatezza e elenco delle raccomandazioni rappresentano alcuni degli elementi che è necessario produrre in sede di contenzioso, pertanto è bene alimentare il cosiddetto “archivio MiFID” da costudire in modo sistematico e sicuro su supporti appropriati.
- La gestione – e manutenzione – delle attività appena citate sottrae tempo ed energie preziose al core business del professionista.
Inevitabilmente emerge in tutta la sua forza la necessità di disporre di dati ed informazioni fruibili. Al fine offrire il miglior servizio possibile, la consulenza dovrebbe contemplare il maggior numero di soluzioni di investimento possibile. La giungla dei prodotti finanziari è florida ed in continua espansione, si pensi che solo Borsa Italiana sono quotati quasi 9.000 strumenti e che il risparmio gestito conta almeno 22.000 classi autorizzate in Italia. Oltre ad avere a disposizione le necessarie informazioni anagrafiche, qualitative e quantitative, queste devono anche essere accessibili, organizzabili ed esplorabili in maniera efficace per ottenere selezioni significative.
Adeguati motori di valutazione posso giocare un ruolo chiave nella mappatura degli attivi così come motori di analisi permettono di gestire in modo funzionale la complessa valutazione di adeguatezza. La necessità di definire algoritmi oggettivi di selezione – indispensabili per argomentare le proprie raccomandazioni – può essere coadiuvata anche da tool specifici come buying list ed ottimizzatori.
Un numero crescente di discipline fondono le proprie competenze per ottenere gli strumenti adeguati: finanza comportamentale, intelligenza artificiale, data science e tecnologie informatiche sono solo alcuni dei tasselli con cui vengono costruite soluzioni integrate e complete che permettono di alleviare il carico di “lavoro sporco” sulle spalle del professionista, che può così concentrare le sue energie sulle attività maggiormente qualificanti e personali.